A Carpino (centro del Gargano) capita anche questo: entrare in una farmacia (che negli anni Cinquanta era un frantoio) e ritrovarsi immersi nelle tradizioni e nel folklore della cittadina garganica. In via Padre Pio, la dottoressa Paola Niro ha infatti adibito una parte della sua attività a museo. Qui ci sono soprattutto costumi tradizionali carpinesi come il vestito estivo della contadina con lo scialle di lana, l’abito invernale maschile con l’immancabile maglia di lana di capra e le castagnole o quello che le donne indossavano durante la stagione fredda con tanto di calze “operate ai ferri”. E poi c’è un angolo con bambole di pezza provenienti dal resto d’Italia e del mondo e che sono lo specchio di quello che è il folklore contadino oltre la Montagna del Sole. “Bisogna spiegare alle nuove generazioni che un costume tradizionale è come una cassapanca: quando la apri viene fuori un mondo meraviglioso” ci spiega la dottoressa.
Tuttavia il pezzo forte è un altro. “Sentivo la necessità di consegnare ai giovani l’importanza di quello che le donne avevano fatto in passato, e dal momento che i giovani non hanno il nostro linguaggio ho puntato sull’arte contemporanea per attirare la loro attenzione” ci svela. Così, con l’aiuto della giovane architetto Michela Mezzanotte, ha fatto realizzare ‘Il segno di Aracne’, una installazione lunga oltre sette metri e alta quasi due, composta da moduli di plexiglass all’interno dei quali sono intrecciati 6.500 metri di fili di rayon lavorati da 8 tessitrici carpinesi. Un lavoro durato 50 ore. “È stata dura per loro: il policarbonato – ci spiega la dottoressa – si dilata e si restringe in base alla temperatura, e poi c’erano le matasse che si imbrogliavano. Però alla fine ci hanno restituito in chiave moderna quello che loro hanno fatto fin dall’antichità con il colore”.
E infatti l’opera non è altro che l’insieme di tanti quadri che riprendono i colori utilizzati dalle antiche tessitrici e che qui vengono messi a disposizione del fruitore attraverso uno studio cromoterapico che crea un percorso immaginario che va dai colori caldi a quelli freddi. Non solo: “i singoli ‘pezzotti’ sono sospesi grazie a fili di rame così che possano vibrare e stimolare sensazioni in chi li osserva”. Non a caso, infatti, l’installazione si trova nell’angolo della farmacia adibito alla misurazione di pressione e ossigeno “per regalare un po’ di serenità dopo i mesi di paura dovuti alla pandemia”.
Un sogno che si è realizzato, ma che non è costato sicuramente poco: “Ho tolto un paio di motociclette ai miei figli – ci confessa – ma adesso ce li ho qui, insieme a questa meraviglia”.