Da piatto prelibato a opera d’arte il passo è breve, soprattutto se si parla di ostriche. Ma non di ostriche qualunque. Sono le ‘San Michele’, quelle che vengono coltivate nelle acque del lago di Varano con il metodo dell’allevamento in corda e che vengono esportate (e apprezzate) in tutto il mondo. Che sia un’opera d’arte per il palato è cosa ormai acclarata: carnose, succose, definite ‘orgoglio italiano’, portano alto il nome del Gargano in tutto il mondo e nei più raffinati ristoranti. Merito di un habitat favorevole all’allevamento di questo mollusco grazie alla presenza di acqua salata e sorgenti sotterranee dolci.
Ma da oggi l’ostrica San Michele si presta anche a fare da preziosa decorazione. Merito di Libera Falco, artista di Ischitella prestata all’insegnamento che ha creato le ‘LuliArt’, ovvero dei piccoli quadri realizzati con le valve vuote. “L’idea – ci spiega – è nata chiacchierando la biologa Lucrezia Cilenti (insieme a Lucrezia D’Errico e Arianna Zingarelli fanno parte dell’associazione ‘SerendipitA3L’, ndr). Ci siamo dette che era un vero peccato buttar via queste meravigliose conchiglie. E ci siamo chieste: perché non le recuperiamo e diamo loro nuova vita?”.
E trasformarle in opere d’arte è stata la naturale risposta. Sì, perché la forma dentellata (conseguenza dell’effetto delle maree riprodotto dal sollevamento a mano delle corde su cui vengono allevate) e i bordi talvolta di madreperla nera, le rendono tela ideale e preziosa su cui liberare la fantasia. Una fantasia legata, ovviamente, al territorio lacustre di provenienza e all’acqua in generale. Sono nate così le ‘LuliArt’, conchiglie dorate che ricordano le porcellane limoges e all’interno delle quali sono riprodotti cavallucci marini, granchi, stelle marine, meduse, tartarughe e pesci di ogni foggia. Tutti rigorosamente blu e realizzati con la tecnica del puntinismo.
“Sono oggetti d’arte che sposano il concetto di riciclo e recupero di un prodotto di scarto, sono un’espressione artistica ecosostenibile, raccontano il Gargano, le sue risorse, la sua biodiversità, diffondono bellezza e conoscenza” si legge sulla pagina facebook dell’associazione. Tuttavia non si tratta soltanto di un’idea finalizzata a rendere maggiormente sostenibile la coltivazione delle ostriche e “valorizzare il capitale narrativo del territorio”.
Le ‘LuliArt’, infatti, nei prossimi mesi saranno protagoniste di un progetto sociale. “Creeremo un laboratorio – ci anticipa Libera – in cui fare vera e propria arte-terapia. Dipingere è un modo per ritrovare la serenità, il benessere soprattutto interiore. L’arte in generale ha una funzione catartica, l’ho sperimentato in prima persona. E vorrei trasmettere queste sensazioni anche agli altri”.
(foto di Germana Zappatore)