Guido Catalano e le domande dei giovani maschi: ‘Cosa fanno le femmine in bagno?’

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Non è un saggio su cosa fanno le femmine”. E allora cos’è? Guido Catalano spiazza con questo incipit durante la presentazione alla Ubik di Foggia. Il suo ‘Cosa fanno le femmine in bagno?’ (Feltrinelli, 2024) per la terza di copertina è “una ballata tristallegra”, un “pomanzo” (un po’ poesia un po’ romanzo) aggiunge lui. E continui a non avere le idee molto chiare. Almeno fino a quando l’arguta penna torinese non dà voce ai protagonisti della sua ultima fatica letteraria.

Sono tre, o meglio, due e mezzo dal momento che l’adulto fa da narratore e non agisce mai se non nelle ultime pagine. Dunque, c’è il piccolo Guido che negli anni Settanta ha sette anni e mezzo e tanta voglia di sapere se le femmine (così si parlava in quegli anni) sono come i maschi. Poi c’è il giovane Guido, ventenne degli anni Novanta che risolve goffamente gli incontri ravvicinati con il gentil sesso. Infine c’è Guido l’adulto che dal 2023 osserva (ricorda) e racconta in versi le tragicomiche avventure degli altri due.

E man mano che Catalano legge alcuni spassosissimi stralci del suo pomanzo, capisci la cosa più importante: Guido è spiazzante, è un uragano – lo è sempre stato – e non puoi prevedere le sue mosse. Come quando l’intervista che gli sto facendo cambia inaspettatamente direzione e divento io l’intervistata. Forse perché alla fine, siamo tutti un po’ come Guido, anche noi femmine.

Cosa fanno le femmine in bagno?

Non lo so. È la domanda che si fa un bambino di sette anni e mezzo, maschio e che non ha mai avuto sorelle. In realtà è una domanda che ne racchiude tante altre che riguardano cosa fanno le femmine in generale e che si farà il protagonista anche una volta diventato grande. Perché per lui, il rapporto con l’altro sesso non funziona proprio benissimo.

Il protagonista trova queste risposte?

Si intuiscono. Questo non è un libro di risposte, ma di domande.

Quanto sono diversi i bambini di oggi dal protagonista del tuo libro?

Me lo chiedo anch’io, soprattutto perché non ho figli. Però credo che ci sia una base comune che è la curiosità propria dei più piccoli. Certo, i bambini di oggi hanno uno smartphone mentre io avevo una televisione con due soli canali (poi è arrivato Berlusconi e ha fatto la rivoluzione). Però mi piacerebbe approfondire l’argomento. Tu hai dei figli?

Sì, uno di 8 anni e mezzo…

Bene, allora puoi rispondere tu… mi piacerebbe molto approfondire questo argomento che non conosco affatto.

In base alla mia esperienza ti posso dire che le tappe sono le stesse, ma cambia l’approccio. Si ‘svezzano’ prima e in maniera differente rispetto a noi bambini degli anni Settante e Ottanta. Tuttavia, esistono le eccezioni (poche!). Ma torniamo al tuo libro: da quale esigenza è nato?

Dall’esigenza di fare dei viaggi nel tempo. Questo è un libro che parla di viaggi nel tempo, anche se non è un libro di fantascienza. Mi piaceva l’idea di ricordare la mia infanzia e la mia post adolescenza in maniera più netta: ho cercato di ricordare la mia maestra delle elementari, i miei amici, le bambine che mi piacevano o meno. Ecco, è stata quasi un’esperienza psicoanalitica perché mi ha permesso di trasformare la sofferenza in qualcosa di positivo, nella scrittura. È stata una sorta di rinascita.

A proposito di esperienza psicanalitica: alla luce di quanto ‘riemerso’ delle tue due vite passate, c’è qualcosa che non rifaresti?

Rifarei assolutamente tutto quello che ho fatto da bambino perchè a quell’età sei istintivo. E poi ho avuto una infanzia felice, degli ottimi genitori, insomma sono stato un bambino fortunato. Però non tratterei male alcune persone con cui da giovane e da adulto non sono stato gentile.

C’è qualcosa che, invece, ti tieni stretto ancora oggi?

Sì, e sono i momenti di difficoltà che mi hanno insegnato quanto sia importante chiedere aiuto quando le cose si fanno difficili.

Come mai la scelta della scrittura in versi per quello che, alla fine, è un romanzo?

Perché è una cosa che non avevo mai fatto e perché avevo bisogno di raccontare tanto in poco spazio. E mi sono divertito moltissimo a farlo.

Una curiosità: quanto segui i ‘10 consigli di saggezza’ che nel finale il Catalano adulto dà al giovane Guido?

Dopo diversi errori, dai 50 anni in su, quelle cose lì ho cercato di farle nel modo che ritenevo essere giusto. Però sai come si dice: predico bene e razzolo… medio.