La storia di Anna Delvey, la falsa ereditiera che ha truffato banche e alberghi, arriva su Netflix

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Sta per arrivare su Netflix ‘Inventing Anna’, una nuova serie tv firmata da Shonda Rhimes (‘Grey’s Anatomy’) e che vede come protagonista Julia Garner (‘Noi siamo infinito’, ‘The Assistant’, ‘Ozark’) nei panni di una giornalista che segue il caso di Anna Delvey. La serie si basa sull’articolo “How Anna Delvey Tricked New York’s Party People” scritto da Jessica Pressler per il ‘New York Magazine’ il 28 maggio del 2018 e che fece conoscere a tutto il mondo una delle più grandi truffatrici dei tempi moderni: ha accumulato debiti per circa 300mila dollari e il 9  maggio del 2019 è stata condannata ad una pena da 4 a 12 anni (dipenderà dalla sua condotta) per truffa aggravata e furto.

Ma chi è Anna Delvey e qual è la sua storia?

Il suo vero nome è Anna Sorokin ed è nata a pochi chilometri da Mosca nel 1991 da padre camionista e mamma casalinga. Ma fra il novemnre 2016 e l’agosto del 2017 il jet set newyorkese l’avrebbe conosciuta come Anna Delvey, una ricca ereditiera russo-tedesca con un patrimonio da oltre 60milioni di euro.

La sua doppia vita, però, comincia quando, dopo aver abbandonato gli studi di moda al Central St. Martin’s College di Londra, inizia a Parigi uno stage presso il magazine ‘Purple’ facendosi chiamare Anna Delvey. Qui ha la possibilità di frequentare l’affascinante e ricco mondo culturale parigino e inizia a farsi chiamare Anna Delvey. Il personaggio, però, nasce a New York dove si trasferisce nel novembre 2016. Va a vivere all’11 Howard, un hotel di lusso a SoHo in una stanza da 400 dollari a notte spacciandosi per la figlia di un ricco diplomatico (poi diventato un petroliere, infine un magnate dei pannelli solari) con un fondo fiduciario da oltre 80milioni di dollari depositato in alcune banche estere.

In principio nessuno mette in dubbio la sua parola, merito del suo dispendioso stile di vita: mance cospicue, shopping sfrenato, cene in ristoranti esclusivi con ospiti facoltosi. “Il suo posto fisso per cena – racconterà nel 2018 in un articolo pubblicato sul numero 25 di Vanity Fair Rachel Deloache Williams (photoeditor della stessa rivista) che nel 2016 era diventata sua amica – era diventato Le Coucou. Era cliente fissa di Christian Zamora, dove andava a farsi fare extension alle ciglia da 400 dollari e ritocchi da 140. Ogni cosa che faceva era all’eccesso. Di solito indossava una felpa con cappuccio di Supreme, pantaloni sportivi e scarpe da ginnastica: il suo era un look lusso-relax”. La giovane truffatrice, inoltre, progetta anche di affittare la storica Church Missions House in Park Avenue per farci un “un centro dedicato all’arte contemporanea” con bar, ristoranti e un club, e dopo una serie di vicissitudini riesce persino ad ottenere 100mila dollari in prestito dalla City National Bank. Ma quei soldi vengono utilizzati per spese personali tra cui il saldo del conto all’11 Howard (che nel frattempo aveva buttato fuori l’ereditiera morosa) e un costosissimo viaggio a Marrakech a maggio del 2017. “La nostra destinazione – ha raccontato Rachel Deloache Williams – era una villa con maggiordomo. Secondo Anna, pagata da lei in anticipo (…). Aveva scelto La Mamounia, resort di lusso da 7 mila dollari a notte, e si era offerta di pagare tutto anche per me (…)”. Ma a pagare il soggiorno con spese annesse (per un ammontare di oltre 60mila dollari) è Rachel perché la carta di credito dell’ereditiera non funziona. Problema che puntualmente continua a ripresentarsi nei mesi successivi durante i soggiorni e le cene lussuose, e che porta la polizia ad indagare e ad arrestarla nel luglio del 2017 con tre accuse di furto e di avere falsificato documenti di banche internazionali che le attribuivano conti esteri per un fantomatico saldo totale di circa 60 milioni di euro. Viene rilasciarla su cauzione e i giornali iniziano ad occuparsi del caso.

Il 5 settembre non si presenta in tribunale per l’udienza preliminare: è volata a Malibù per farsi curare in un centro per le dipendenze. Ma il soggiorno californiano è di breve durata perché il 3 ottobre viene arrestata e portata nel carcere di Rikers Island con sei accuse per truffa aggravata e tentata truffa aggravata, oltre alle tre accuse per furto. Il processo inizia a marzo 2018 e Anna conquista la prima pagina anche davanti al gran giurì grazie al suo look: il tubino nero della prima udienza è di Miu Miu o di Michael Kors, si chiede il ‘New York Post’ mentre il ‘Time’ afferma che Anna ha ingaggiato la stilista Anastasia Walker per la scelta dei vestiti da indossare al processo. E su instagram compare l’account @AnnaDelveyCourtLooks che pubblica le foto degli outfit indossati dalla giovane in aula.

Anna Sorokin oggi è in carcere, ma per un anno ha frodato banche, alberghi e uomini facoltosi con “una strategia elaboratissima” che facevano “migrare da un conto all’altro” enormi cifre di denaro. Alla lettura della sentenza, però, in molti si sono indignati. L’editorialista del ‘New York Times’ Ginia Bellafante ha scritto che l’accusa e la condanna di Sorokin sono un esempio di come le donne vengano punite più duramente rispetto agli uomini quando si tratta di crimini dei colletti bianchi, mentre su change.org è stata lanciata una petizione per farle avere la grazia perché per molti Anna Sorokin “è un’eroina socialista che ha fatto la bella vita rubando ai ricchi“.

(Articolo scritto per ‘Bonculture’)