Ha appena finito di realizzare la colonna sonora di due film a Roma ed è già in viaggio verso una nuova avventura musicale in Campania. Carmine Padula è inarrestabile. Lui vive ancora nella sua Apricena, ma ci sta poco, “meno di quanto vorrei” ci rivela. Ha poco più di vent’anni, ma una carriera da pianista e compositore alle spalle di tutto rispetto che gli sono valsi parole di stima dal Maestro Ennio Morricone.
Sta andando in Cilento sul set del nuovo film di Roberto Gasparro (‘Qui non si muore’ con Tony Sperandeo, ‘Stessi battiti’ con la partecipazione del campione del mondo Claudio Chiappucci) sul fenomeno sempre più diffuso anche in Italia degli Hikikomori. “Sto leggendo il copione – ci racconta mentre è in viaggio – e vado a vedere set e riprese per entrare nella storia e nei personaggi e poter scrivere le musiche”.
Nel frattempo, come si diceva all’inizio, il suo curriculum può fregiarsi di altre due prestigiose pellicole, entrambe prodotte da Luca Barbareschi con la collaborazione di Rai Fiction. La prima è ‘La luce nella Masseria’ un film per la tv che celebra i 70 anni della Rai e che vede alla regia Riccardo Donna e Tiziana Aristarco, l’altro è la fiction in sei puntate ‘La lunga notte’ interpretata da Alessio Boni per la regia di Giacomo Campiotti che racconta le tre settimane precedenti la notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 in cui si svolse l’ultima riunione del Gran Consiglio, organo supremo presieduto da Benito Mussolini, che sancì la fine del regime fascista.
Due progetti interessanti e molto diversi tra di loro che hanno messo alla prova il pianista chiamato a comporre due colonne sonore decisamente diverse fra di loro e un po’ lontane dallo stile di ‘Chiara Lubich’, ‘La sposa’ o ‘E poi arriva Menny’.
“Ne ‘La luce della Masseria’ il racconto avviene attraverso gli occhi di un bambino – ci spiega – e quindi ho cercato di ricostruire il suo mondo utilizzando strumenti cari ai più piccoli come marimbe e percussioni in generale. Per questo film ci siamo divertiti molto perché abbiamo sperimentato tanto e usato strumenti che difficilmente vengono scelti per le colonne sonore di film televisivi. Per l’altro, invece, c’è stato un impianto produttivo enorme, da kolossal, una cosa pazzesca: una orchestra da circa 60 elementi e un coro di 150 voci”.
Una bella sfida che, però, non lo ha intimorito. “A me piace lavorare per le belle storie: se la storia mi piace, mi trasmette un messaggio, sono il primo a volerne far parte e non c’è nulla che possa farmi tirare indietro” ci confida. Ora lo aspetta il lavoro con Gasparro e poi (forse) il meritato riposo: “Per quest’estate non ho preso impegni lavorativi con i concerti – ci dice – perché voglio godermi la famiglia e il tempo lento della mia terra”.