Tutti indignati. Tutti contro Perla Maria, la figlia di Maria Monsè, colpevole di voler fare la stilista.
Tutto è nato nel salotto di Barbara D’Urso dove l’ex starlette di ‘Non la Rai’ è stata ospite insieme alla figlia tredicenne. Il caos è scoppiato quando la giovanissima ha detto chiaramente che il suo sogno nel cassetto è quello che Chiara Ferragni indossi un abito della sua collezione (eh sì, la ragazzina sembrerebbe essere una provetta stilista). Apriti cielo. Gli ospiti in studio (tutti vip) hanno aspramente criticato madre e figlia. La colpa della piccola di casa sarebbe quella di aspirare ad entrare nello showbiz, quello della mamma di ‘trasmettere alla figlia i propri sogni’.
Tutti indignati, dicevo, perché una ragazzina vuole fare la stilista e far indossare i propri abiti a un personaggio famoso.
Bene. Ora alzi la mano chi da piccola/o non ha mai pensato almeno una volta ‘da grande voglio fare la stilista’, chi non ha mai disegnato su un foglio di carta il vestito dei propri sogni. D’accordo, tanti non l’hanno mai fatto perché immaginavano di diventare medico, insegnante, astronauta… ma altrettanti per un certo periodo della propria infanzia e adolescenza hanno sicuramente accarezzato l’idea di diventare disegnatori di moda. E quanti di noi alla domanda ‘cosa vuoi fare da grande?’ hanno risposto con il mestiere di uno dei genitori?
Eppure, quando eravamo piccoli, nessuno ha mai gridato allo scandalo se dicevamo di voler diventare un attore, nessuno ha mai chiamato i servizi sociali perché sognavamo di fare la modella.
Tra noi e la figlia di Maria Monsè, dunque, c’è una sola differenza: i social. Se trenta anni fa un abito veniva abbozzato su un pezzo di carta e lo si faceva indossare in passerella alla top model del momento, oggi si usa il digitale e si fa conoscere il proprio lavoro grazie ai media e agli influencer. Sono cambiate le modalità, ma i sogni sono sempre gli stessi.
Semmai il problema è un altro: insegnare che per realizzare un sogno (qualunque esso sia) è necessario lavorare con impegno e costanza, accettare le sconfitte e ripartire da esse, saper aspettare, rispettare gli altri.
Sì, perché oggi si viaggia alla velocità di una connessione internet e i nostri figli non sono preparati all’attesa, sono poco propensi alla fatica, si lasciano scoraggiare dal primo ostacolo. Ecco i veri drammi dei giovani 4.0.
Perciò lasciate che una tredicenne sogni di diventare stilista (o astronauta, o medico, ma anche attrice o modella). L’importante è che il sogno sia il suo e che lo realizzi rispettando se stessa e gli altri.