Non chiamateli ex. Sono semplicemente dei ‘casi umani’. Sono i cosiddetti ‘traghettatori’ che nella nostra vita hanno il compito di accompagnarci per quel “pezzo di mare” necessario per “affrontare il dolore di petto” della fine di una storia importante.
È nel nostro DNA: noi donne siamo delle vere e proprie calamite per questi tipi di uomini che se da una parte ci aiutano ad elaborare il lutto sentimentale, dall’altra ci fanno dimenticare spesso e volentieri che abbiamo una dignità. Tutta colpa della nostra smania irrefrenabile di aggrapparci alla romantica idea che l’uomo della nostra vita è per forza di cose “quello dopo l’ultimo ex“.
E come noi NIP (not important person) lo sa molto bene anche la famosa blogger e scrittrice Selvaggia Lucarelli che durante il suo “periodo di stordimento” post storia emotivamente devastante, suo malgrado ha dovuto fare i conti con “incontri assurdi” e “compagnie strampalate” che si muovevano sul traballante filo che separa la normalità dalla instabilità mentale sentendosi un po’ Philippe Petit durante la sua camminata fra le Torri Gemelle.
A loro la Lucarelli ha dedicato il suo ultimo lavoro letterario, ‘Casi umani’ (appunto!) edito da Rizzoli.
È un libro che tiene il lettore incollato alle pagine. Merito della verve e dell’ironia pungente che contraddistinguono l’autrice e che non potevano mancare in questa opera. E poi perché ci sono loro, i protagonisti delle storie, i ‘casi umani’ che regalano al lettore dei siparietti divertenti (imbarazzanti per la Lucarelli!). Ce n’è, infatti, per tutti i gusti: il colto e ricco Donato per il quale la Nostra è la ‘giumenta perfetta’, Gianluca il tirchio che risparmia anche sul funerale del povero padre, Samuele la simpatica canaglia che di mestiere fa il ricettatore, Simon il fashion blogger cafone che punta ad uno scambio di followers, Paolo il bello e impossibile che combina menage a trois, Greg la pseudo rockstar che sostiene strampalate tesi complottistiche.
Insomma, un vero e proprio Carnevale con tanto di sfilata di maschere buffe e assurde per le quali si può persino provare tenerezza e compassione. Perché alla fine ci si rende conto che sono maschere sfortunate e pirandellianamente ironiche. Tuttavia nel racconto (e, quindi, nella vita) della Lucarelli non mancano incontri meno surreali e più ‘tossici’, quelli con quegli uomini che portano le donne ad ingaggiare una guerra psicologica snervante e a mettere la propria dignità six feet under. Uomini che hanno un ego smisurato (Antonio il fotografo milanese) che sotterra l’autostima della compagna e quelli sposati e con prole (Mario l’editore) di cui si diventa l’amante eternamente ingannata con promesse da marinaio e poi puntualmente abbandonata.
Sono uomini in cui potrebbe incappare ognuna di noi (maledetta vocazione tutta femminile a fare la crocerossina a tutti i costi!). Ed è per questo che il nuovo lavoro di Selvaggia Lucarelli rientra nella categoria dei libri che ogni donna dovrebbe avere nella propria libreria per imparare a riconoscere i ‘casi umani’ e a starne alla larga. Perché, come la stessa blogger e scrittrice ammonisce ad inizio libro, “se sei ancora innamorato di qualcuno che non puoi trattenere, trattieniti almeno dal fare una cazzata dopo l’altra. Quando si soffre, meglio stare in disparte per un po’, nell’attesa di tempi migliori”.
Ma a pensarci bene mi sento di consigliarne la lettura anche ai maschietti affinchè imparino (finalmente!) come un uomo non deve mai essere con una donna!