Secondo l’ultima indagine che risale al 2015, in Italia sono 186.803 gli studenti che soffrono di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Si tratta di disturbi che riguardano abilità specifiche quali la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente, ma non interessano assolutamente il funzionamento intellettivo generale.
I principali DSA sono i seguenti.
Dislessia. È una alterazione della lettura. Il bambino dislessico ha difficoltà nell’imparare a leggere e, quindi, lo fa lentamente e in maniera scorretta. Inoltre può scambiare i grafemi alterando così il significato di ciò che legge. Nel caso della dislessia, dunque, vengono compromessi sia la memorizzazione che la comprensione e l’apprendimento del testo.
Disortografia. È un disturbo dell’ortografia. Il bambino disortografico ha difficoltà nel tradurre correttamente i suoni di una parola in simboli grafici: confonde suoni come t/d – p/b – f/v ecc.; tralascia alcune parti della parola come le doppie, le vocali e le consonanti intermedie (foco invece di fuoco, ma anche catolina invece di cartolina); inverte l’ordine dei suoni all’interno della parola (sefamoro invce di semaforo).
Disgrafia. È una alterazione della grafia, ovvero la scrittura. Il bambino disgrafico non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari fra le parole o fra lettere di una stessa parola, non rispetta il rigo, può avere una scrittura grossolana o troppo piccola, ma anche incomprensibile.
Discalculia. Si tratta di un disturbo del calcolo e del ragionamento matematico. Si manifesta con la difficoltà nella numerazione, negli automatismi del calcolo, nella memorizzazione (per esempio delle tabelline).
Per moltissimo tempo, i bambini con DSA sono stati considerati alunni svogliati, poco brillanti e affatto propensi ad impegnarsi a scuola. Fortunatamente oggi non è più così: esiste una legge apposita (legge 170/2010 e riforme seguenti) che garantisce il diritto all’istruzione e favorisce sia la diagnosi precoce che l’attuazione di percorsi didattici riabilitativi.
Ho parlato dei DSA con la dottoressa Monica Carta, logopedista del Dipartimento di Riabilitazione ASL Foggia e docente della Facoltà di Logopedia dell’Università degli Studi di Foggia.
Come si diagnosticano i DSA?
Si tratta di disturbi diagnosticabili tra la fine della seconda elementare e l’inizio della terza. Non lo si fa prima perché ad inizio percorso scolastico si possono presentare problemi di natura passeggera. Solo se dovessero persistere è bene fare una segnalazione alla ASL – dove c’è una equipe preposta alla diagnostica di queste problematiche – in maniera tale da iniziare ad indagare. A quel punto l’attenzione si focalizza sul quoziente intellettivo del bambino. È, infatti, fondamentale che sia nella norma perché in caso contrario il problema segnalato potrebbe non dipendere da un disturbo specifico dell’apprendimento, ma per esempio da un ritardo mentale. E poi bisogna assicurarsi che non vi siano patologie come ad esempio la sindrome di Down che potrebbero essere la causa dei problemi di letto-scrittura del bambino.
In che modo oggi la scuola si occupa dei bambini con DSA?
La scuola oggi supporta i bambini con DSA attraverso i dispensativi e i compensativi. In classe, l’alunno a cui è stato certificato un DSA viene dispensato dal compiere quelle azioni che gli creano difficoltà: se ha problemi a leggere non gli viene chiesto di farlo ad alta voce davanti ai compagni, se non riesce a memorizzare le tabelline viene esonerato dal farlo. Ma per favorire il successo scolastico, il bambino ha a disposizione dei compensativi, ovvero dei mezzi di apprendimento alternativi quali programmi ridotti, mappe concettuali, ma anche audiolibri, pc, programmi di video-scrittura e con correttore ortografico, calcolatrici e pallottolieri.
Quali sono i campanelli d’allarme che un genitore deve saper ascoltare?
Prima di tutto un genitore deve seguire il proprio figlio nel suo percorso scolastico, ma non essere esigente: è importante essere pazienti e rispettare i tempi del bambino. Solo in questo modo si potrà capire se la difficoltà che sta affrontando è reale o se si tratta di un capriccio momentaneo. Bisogna prestare attenzione se nostro figlio, ad esempio, si rifiuta di leggere o se piange quando arriva il momento di fare i compiti, se non vuole più andare a scuola o dice frasi del tipo ‘non sono bravo, non capisco niente’. In questi casi è opportuno prima parlare con gli insegnanti per capire se ci sono problemi a scuola e poi rivolgersi alla ASL di competenza per avviare una diagnostica. Famiglia e scuola devono collaborare, unire le forze. Infine un genitore non deve avere paura di scoprire che c’è qualcosa che non va e non deve far pesare il problema sul bambino.
Si guarisce dai DSA?
Non c’è guarigione totale, non ci sono interventi risolutivi. Però si riesce a migliorare fino ad arrivare a non avere più bisogno dei compensativi. Si arriva a condurre una vita normalissima perché gli interventi mirano a incrementare correttezza e fluidità. Ma per ottenere risultati soddisfacenti è fondamentale intervenire tempestivamente perché se cala l’autostima, il bambino non ha più alcun interesse ad apprendere e si innesca un circolo vizioso che parte dai voti bassi, dai rimproveri e da continue sconfitte che possono portare anche alla depressione.